Cantautori di frontiera parte da una celebre frase di John Lennon per arrivare alla grande avventura della canzone d’autore italiana. Negli anni Sessanta, mentre i Beatles da divi diventano definitivamente divinità pop, in Italia nasce la canzone d’autore e il suo nuovo e rivoluzionario linguaggio cambia per sempre non solo la musica italiana ma anche il modo di raccontare il rapporto con Dio: i segnali di vita di Franco Battiato, le radici di Francesco Guccini, lo sguardo sugli ultimi di Fabrizio De Andrè, l’equilibrismo di Zucchero Fornaciari tra diavolo e acqua Santa. Quattro ritratti di cantautori che sospesi tra musica, letteratura e spiritualità attraversano anche quasi sei decenni della nostra storia sociale.
Non manca una bonus track: un’intervista inedita ai Nomadi conferma che quantomeno nella musica rock, più di cinquant’anni dopo, Dio non è ancora morto.
Premessa in forma di ouverture di Francesca D’Alessandro
L’evento si svolge nell’ambito dell’esposizione di Nadia Galbiati “Shock in my town” che prosegue fino al 20 maggio.
Filippo Sala
è laureato con lode in Linguaggi dei Media all’Università Cattolica di Milano, ateneo con il quale collabora tutt’ora con lezioni in veste di esperto sul rapporto tra musica, letteratura e spiritualità nei corsi di Italiano per la Comunicazione e Beni Culturali.
Art director presso una nota multinazionale del make-up, è da sempre appassionato di culture giovanili. Cantautore, dagli anni Novanta a oggi ha suonato con Skiantos, Statuto e Nomadi. Studioso del fenomeno Beatles, è attualmente impegnato con la sua band, il Milanestrone, nella divulgazione e rinnovamento del dialetto milanese attraverso rassegne, concerti e spettacoli di teatro canzone